In
questo tempo strano, alla svolta, forse dei destini di molti di noi,
emergono i richiami dell'effimero più che mai.
Come
pensare all'effimero quando le priorità avanzano ancor prima delle
decisioni e tutti si barricano con stendardi al vento, simboli di qua
o di là, tutto per non esporsi in prima persona con la voce e ancor
meglio con il pensiero.
I
pensieri sono quelli del vessillo, degli altoparlanti sonanti e
distorti nelle piazze gremite di ascolto o di presenza, o di
curiosità.
Altoparlanti
che si muovono di corsa da una città all'altra anticipati da
messaggi sul web
inneggianti
a raduni di idee, di punti scanditi per programmi illusori creati per
la fame di qualcosa.
Una
valanga di affamati in cerca di guide che indichino possibilità,
soluzioni del momento, speranze e descrivano nuovi mondi in questa
solita terra per continuare le abitudini a cui ci hanno educati.
Abitudini
ormai viziate e impossibili da modificare perchè piene di
assuefazione chimica che ha modellato il cervello condizionandone
ogni impulso elettrico.
Tutti
cercano qualcuno che riporti alle abitudini di una vita illuminata di
vetrine e riscaldata dalle intense onde dei cellulari usati per ogni
funzione tranne che per quella originale.
Sono
queste le funzioni primarie per controllare ogni nostro pensiero,
ogni nostra azione e decisione. Senza questo strumento che
gradualmente ci ha portato a trovare ogni risposta
ai dubbi
della vita, siamo persi come in un deserto grigio battuto dal vento
freddo della notte pur essendo giorno.
Ogni
anima si perde temendo di perdere quello che gli hanno insegnato e
gli strumenti per vivere nell'oblio assoluto del consumismo e della
dedizione civile.
Ecco
l'effimero che sussurra che pretende di essere ascoltato, riverito,
seguito nella consueta giostra della dipendenza.
A nulla
servono gli altoparlanti per diffondere appelli al risveglio e alla
protesta. Cos'è la protesta? Cos'è il risveglio? E da cosa se
proprio in quella condizione che ci ha coccolato fino ad oggi
potevamo vedere tutto e godere di tutto quello che ci hanno insegnato
ad avere.
Emozioni?
Critica? Autonomia ? Individualità? Pensiero?
Termini
di un linguaggio sconosciuto che devastano interiormente e minano
ulteriormente la fragilità che si prospetta. Minano la disperazione
per non proseguire nella beatitudine
di un
mondo perfetto, di giochi inutili, ma di piaceri intensi che
abbracciano tutta la testa e il corpo...e appagano l'anima!
Quale
anima può essere appagata dalla gioia di possedere oggetti, di
sfilare come manichini, di gustare i colori di cibi modificati, di
bere veleni addolciti e stordenti.
Non c'è
più anima e le masse ripetono sempre gli stessi percorsi
nell'illusione di migliorare
il loro
stato sociale ribaltando gli equilibri di ricchezza e di potere.
Non c'è
pensiero e i messaggi catturano con facilità le attenzioni ancora
una volta impedendo la riflessione...riflessione mai insegnata.
Occorre
fermarsi senza ascoltare più nessuno per molto tempo, occorre
stendersi sui prati e guardare il cielo sentendo l'erba fresca sulla
pelle e cercando le figure che solo le nuvole riescono a disegnare.
Occorre essere veloci, le nuvole cambiano con il vento, sono veloci e
le figure si susseguono velocemente.
Questo
esercizio risveglierà la nostra fantasia arcaica e riattiverà le
energie delle emozioni
sopite
da troppo tempo.
Dovremo
stare sdraiati giorno e notte per capire i segnali del nostro tempo
terreno che si mostrano grazie alla luce intensa del sole e della
luna. La loro guida ci fornirà le soluzioni per continuare nel
cammino della consapevolezza.
Non
avremmo necessità di comunicare con alcun strumento artefatto per
controllare i nostri comportamenti, ma ci sarà palesato ogni
pensiero universale. Il pensiero volerà fra le persone e divulgherà
le soluzioni.
Dobbiamo
riprendere noi stessi, la nostra essenza umana e tutte le funzioni ad
essa legate.
Come una
magia la musica dell'universo suonerà nella vita ricordandoci la
missione originaria e la crescita cui siamo da sempre destinati.
Non
corriamo, non seguiamo chi urla, chi ci incita a sostenerlo nelle
piazze o nei parlamenti e non ci propone di stenderci a guardare il
cielo.
Quasi
tutti i fenomeni totalitari si sono insediati raccogliendo il disagio
e la protesta senza prima far crescere le coscienze dei singoli
individui.
Nessun commento:
Posta un commento