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lunedì 8 giugno 2020

COME IN UN SACCHETTO DI PLASTICA CON CATENA



Da pochi minuti si è sciolto il sacchetto di plastica con cui hanno avvolto i nostri volti ostacolando il respiro. Hanno chiuso il sacchetto con catene e tutto il nostro corpo è rimasto prigioniero delle catene della paura. 

Non è però bastato togliere l'involucro per ritornare come prima, è rimasto in noi il senso di paura e quell'obbligo del bavaglio per non parlare, per non comunicare, per non condividere. E' il potere occulto che da sempre ci governa e ci condiziona per impedire ancora una volta che possiamo alimentare la nostra coscienza collettiva. Basta un sorriso, uno sguardo triste per riattivare un'animo che dentro ancora cova e pensa e pensa.

Non è finita, sì è finita oppure ancora no, dipende se saremo bravi, fedeli, ubbidienti. Ormai il germe della paura è stato sperimentato e funziona più che un'arma vera puntata alla tempia.

Plastica che ti avvolge e ti fa sentire soffocare per la mancanza di respiro, ma si soffoca anche senza poter esprimere il proprio pensiero. Una nuova guerra è stata sperimentata per redimere o ridurre l'uomo sulla terra. Siamo troppi e sempre più incontrollabili, così dicono i saggi.

Metteremo le ali per volare sui fiori e sentirne il profumo, metteremo le ali per vedere il mondo dall'alto senza i filtri imposti, metteremo le ali per incontrarci e scambiare i pensieri e se ci prenderanno con le reti allora impareremo che i pensieri si possono comunicare senza parlare e scopriremo un nuovo linguaggio...e ...e se non bastasse useremo la danza e...

NOI SIAMO ESSERI LIBERI  !!