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venerdì 15 marzo 2013


In questo tempo strano, alla svolta, forse dei destini di molti di noi, emergono i richiami dell'effimero più che mai.

Come pensare all'effimero quando le priorità avanzano ancor prima delle decisioni e tutti si barricano con stendardi al vento, simboli di qua o di là, tutto per non esporsi in prima persona con la voce e ancor meglio con il pensiero.



I pensieri sono quelli del vessillo, degli altoparlanti sonanti e distorti nelle piazze gremite di ascolto o di presenza, o di curiosità.

Altoparlanti che si muovono di corsa da una città all'altra anticipati da messaggi sul web

inneggianti a raduni di idee, di punti scanditi per programmi illusori creati per la fame di qualcosa.



Una valanga di affamati in cerca di guide che indichino possibilità, soluzioni del momento, speranze e descrivano nuovi mondi in questa solita terra per continuare le abitudini a cui ci hanno educati.

Abitudini ormai viziate e impossibili da modificare perchè piene di assuefazione chimica che ha modellato il cervello condizionandone ogni impulso elettrico.

Tutti cercano qualcuno che riporti alle abitudini di una vita illuminata di vetrine e riscaldata dalle intense onde dei cellulari usati per ogni funzione tranne che per quella originale.

Sono queste le funzioni primarie per controllare ogni nostro pensiero, ogni nostra azione e decisione. Senza questo strumento che gradualmente ci ha portato a trovare ogni risposta

ai dubbi della vita, siamo persi come in un deserto grigio battuto dal vento freddo della notte pur essendo giorno.



Ogni anima si perde temendo di perdere quello che gli hanno insegnato e gli strumenti per vivere nell'oblio assoluto del consumismo e della dedizione civile.

Ecco l'effimero che sussurra che pretende di essere ascoltato, riverito, seguito nella consueta giostra della dipendenza.



A nulla servono gli altoparlanti per diffondere appelli al risveglio e alla protesta. Cos'è la protesta? Cos'è il risveglio? E da cosa se proprio in quella condizione che ci ha coccolato fino ad oggi potevamo vedere tutto e godere di tutto quello che ci hanno insegnato ad avere.



Emozioni? Critica? Autonomia ? Individualità? Pensiero?

Termini di un linguaggio sconosciuto che devastano interiormente e minano ulteriormente la fragilità che si prospetta. Minano la disperazione per non proseguire nella beatitudine

di un mondo perfetto, di giochi inutili, ma di piaceri intensi che abbracciano tutta la testa e il corpo...e appagano l'anima!



Quale anima può essere appagata dalla gioia di possedere oggetti, di sfilare come manichini, di gustare i colori di cibi modificati, di bere veleni addolciti e stordenti.

Non c'è più anima e le masse ripetono sempre gli stessi percorsi nell'illusione di migliorare

il loro stato sociale ribaltando gli equilibri di ricchezza e di potere.

Non c'è pensiero e i messaggi catturano con facilità le attenzioni ancora una volta impedendo la riflessione...riflessione mai insegnata.



Occorre fermarsi senza ascoltare più nessuno per molto tempo, occorre stendersi sui prati e guardare il cielo sentendo l'erba fresca sulla pelle e cercando le figure che solo le nuvole riescono a disegnare. Occorre essere veloci, le nuvole cambiano con il vento, sono veloci e le figure si susseguono velocemente.

Questo esercizio risveglierà la nostra fantasia arcaica e riattiverà le energie delle emozioni

sopite da troppo tempo.

Dovremo stare sdraiati giorno e notte per capire i segnali del nostro tempo terreno che si mostrano grazie alla luce intensa del sole e della luna. La loro guida ci fornirà le soluzioni per continuare nel cammino della consapevolezza.

Non avremmo necessità di comunicare con alcun strumento artefatto per controllare i nostri comportamenti, ma ci sarà palesato ogni pensiero universale. Il pensiero volerà fra le persone e divulgherà le soluzioni.

Dobbiamo riprendere noi stessi, la nostra essenza umana e tutte le funzioni ad essa legate.

Come una magia la musica dell'universo suonerà nella vita ricordandoci la missione originaria e la crescita cui siamo da sempre destinati.



Non corriamo, non seguiamo chi urla, chi ci incita a sostenerlo nelle piazze o nei parlamenti e non ci propone di stenderci a guardare il cielo.



Quasi tutti i fenomeni totalitari si sono insediati raccogliendo il disagio e la protesta senza prima far crescere le coscienze dei singoli individui.

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